Quando,
inerpicandosi per le tortuose strade della Costiera Amalfitana, ci si imbatte
nel pittoresco borgo di Àlbori, sembra di essere stati catapultati indietro nel
tempo: un raggruppamento di case colorate che guardano al mare, addossate le
une alle altre e strette tra viuzze e vicoletti interrotti da uno slargo dove
la sera si ritrovano gli abitanti.
Non è difficile
ancora oggi scorgere donne intente a recitare il rosario e uomini raccontarsi
la propria giornata, quando la luce accecante del sole lascia dolcemente il
posto al blu più intenso del cielo rischiarato dalle stelle.
Nel borgo appartato
di Àlbori, situato a 300 metri di altitudine, è facile lasciarsi incantare
dall’aria dei tempi antichi, dinanzi alla particolarità degli edifici in pietra
e calce, che restituiscono intatto il profumo del passato. Queste costruzioni,
ciascuna con la propria emozionante storia da raccontare attraverso
l’inarrestabile trascorrere dei secoli, sono sormontate dalle caratteristiche
tegole napoletane e sono state oggetto di studio da parte di numerosi
architetti.
Il paese, infatti,
ha mantenuto l'architettura mediterranea originaria, con case a volta
caratterizzate da colori marcatamente vivaci, che ne rivelano l’imperturbabile
meraviglia, nonostante il fluire del tempo, e che avevano una funzione di
“riconoscimento” per i loro abitanti quando vi ritornavano dopo lunghi periodi
trascorsi in mare.
Sulle origini del
borgo esistono diverse teorie che talvolta si colorano di leggenda: la più affascinante
è quella che fa derivare il nome di Àlbori da Arvo, un argonauta al seguito di
Giasone che, attratto dalla bellezza del luogo, vi si sarebbe stabilito dopo
una tempesta. Secondo un’altra tradizione, invece, Albolo sarebbe il
personaggio goto o longobardo che avrebbe dato il nome al casale.
Il nome potrebbe
anche designare il luogo in cui anticamente si andava a far legname - albores,
alberi - per costruire le navi. O infine richiamare Alba, una sorgente di acqua
minerale esistente nella zona.
Di certo l'origine
del borgo è marinara, come dimostra l'attuale Marina di Àlbori. Probabilmente
gli abitanti, spaventati dalle frequenti scorrerie dei pirati saraceni,
decisero di rifugiarsi in un luogo più sicuro, dove costruirono l'attuale
borgo, protetto dall'abbraccio del Monte Falerzio. E sono proprio le verdi
pendici del monte a fare da suggestiva cornice alle immancabili passeggiate del
visitatore lungo il borgo di Àlbori tra cappelle votive dedicate ai santi
protettori e panorami mozzafiato che si stagliano contro l’inconfondibile azzurro del Mar Tirreno.
Il fortunato accostamento
di mare e monte contribuisce a rendere il borgo ancora più magico, presentando
agli occhi del visitatore uno scenario di incomparabile splendore, tanto che Àlbori
è stata inserita dall’Anci (Associazione italiana Comuni d’Italia) tra i 40
borghi più belli d’Italia.
Ma Àlbori non è
solo bellezze naturalistiche, grazie ad un patrimonio artistico di tutto
rispetto: nella piazza sorge, infatti, la chiesa dedicata a Santa Margherita,
giovane martire di Antiochia, al cui interno si possono ammirare pregevoli
affreschi di scuola napoletana, di cui fu esponente il celebre decoratore
barocco Francesco Solimena (1657-1747).
E dopo aver
deliziato la vista, non resta che compiacere il gusto e l’olfatto con gli
squisiti prodotti della gastronomia locale: il menu tipico è rappresentato
dalle cosiddette “penne alla cuppitiello”, con salsa di verdure di stagione, le
"palle di ciuccio", caratteristiche crocchette di patate agrodolci e
naturalmente diverse pietanze a base di pesce, insaporite dal succo del famoso
limone amalfitano, lo sfusato.
Una visita al borgo
di Àlbori svela bellezze spesso poco note del nostro territorio e dà la
possibilità di riscoprire, a pochi passi dalle nostre città, veri e propri
angoli di paradiso in cui ritrovare una quiete quasi dimenticata, tra piccoli
tesori architettonici ed emozionanti paesaggi, lontani dalle mete classiche del
turismo di massa e per questo ancora più ricchi di fascino.
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