L’incomunicabilità
tra i sessi è sempre esistita. Deve averlo pensato anche la sfortunata Leonora
quando, accingendosi all’estremo sacrificio, si umilia prostrandosi ai piedi
del Conte di Luna chiedendo la grazia per l’amato Trovatore, condannato a morte
dal nobile crudele. Tuttavia, quando lei gli appare davanti, lui le chiede
stupito cosa ci faccia lì e Leonora, retorica e sprezzante: <<Lui è
vicino alla morte e tu mi fai questa domanda?>>
Ai
giorni nostri di certo il Conte di Luna l’avrebbe mandata via e avrebbe
continuato indisturbato a guardare il derby in tv, assolutamente incurante, o
quantomeno inconsapevole, del dolore della donna. Nella fattispecie, invece, si
diverte a torturarla manifestandole la ferma volontà di uccidere il Trovatore e
solo quando lei gli si offre come merce di scambio accetta la richiesta di
grazia, sorvolando sul fatto che la donna ama un altro e che solamente in virtù
di questo amore accetta di sacrificarsi e di concedersi a lui. Ma tant’è, non è
mica il caso di badare al pelo nell’uovo. L’importante è raggiungere
l’obiettivo finale. Non meno ottuso, d’altronde, si rivela il Trovatore, che,
dinanzi alla possibilità della inaspettata salvezza, rifiuta sdegnato, dando a
Leonora dell’infame per aver “tradito il loro amore”. Penso che con ogni
probabilità Leonora si sia sentita mancare al pensiero di aver sacrificato la
sua vita (pur di non darsi al Conte di Luna ha, infatti, ingerito del veleno)
per l’ingrato uomo che ora la insulta senza mezzi termini. “Prima che d’altri vivere, io volli tua morir!”
esclama nell’ultimo impeto di vita, mentre finalmente il Trovatore si ravvede,
naturalmente troppo tardi.
Eh sì, non c’è che dire,
poco o nulla è cambiato da allora: le donne continuano ad immolarsi sull’altare del sentimento, mentre gli uomini
combattono ottusamente tra loro spostando la competizione dal campo
di battaglia al luogo di lavoro, al campo di calcio o alla consolle della playstation.
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