Di Furore si potrebbe dire che è un
incredibile fiordo a strapiombo sul mare, che i panorami che qui si ammirano
sono mozzafiato, che la storia sembra essersi fermata in una sorta di
sospensione temporale. Si potrebbero a ragione riportare i versi di Katia
Salvini: “un giardino pensile abbarbicato alla montagna e proteso sul blu del
mare e del cielo". Si potrebbe citare la singolare “galleria d’arte” a
cielo aperto, costituita da oltre cento muri d'autore, murales e sculture che
fanno di Furore un "paese dipinto".
Oppure ci si può soffermare sul paradosso
di questo paese che non c’è: Furore non sembra uno spazio fisico, ma un luogo
dello spirito, una zona dell’animo dove ci si rifugia per esprimere, sottovoce,
i desideri più reconditi del cuore, una sorta di luogo del mito dove lasciarsi
cullare dalle proprie fantasie più riposte, lontani dal fragore della vita
reale. Eppure questo posto incantato, poco più che accennato, quasi disegnato
dalla fantasia dei fratelli Grimm, è stato teatro di una delle più passionali e
viscerali storie d’amore del nostro cinema. Qui, infatti, Roberto Rossellini ed
Anna Magnani si sono follemente amati, si sono abbandonati alla loro passione,
hanno fatto progetti per il futuro, hanno intrapreso liti furibonde, dato vita ad
incredibili scenate di gelosia e si sono infine lasciati a causa di un doloroso
tradimento. Innamorati del “paese dipinto”, comprarono due “monazzeni”, case di
pescatori proprio sulla spiaggia, ironicamente ribattezzate con i loro
soprannomi: “ la villa del Dottore” e “la villa della storta”. E qui il
regista, nel 1948, girò l’episodio centrale del film “Amore”, protagonista, neanche a dirlo, la
Magnani, in una superba interpretazione. Fin dall’inizio del cinema italiano
gli scenari romantici e poetici della costiera amalfitana avevano fatto da
protagonisti a molti film, ma il vero boom cinematografico si ebbe nel
dopoguerra, con il neorealismo e la commedia all’italiana e, appunto, con
Rossellini, per i cui film le case popolari, la gente povera ma ingegnosa e lo
splendore del paesaggio, fecero da sfondo perfetto. L’episodio centrale del
film “Amore” è ambientato nella parte iniziale a Maiori e in quella finale a
Furore, luoghi che per le loro
spiccate caratteristiche formali ed ambientali bene si prestavano a fare da
cornice alla "favola" ideata da Fellini su richiesta della stessa
Magnani.
In questo periodo i rapporti tra Roberto
Rossellini e Anna Magnani erano intensi, ma già minati dall’ombra della
bellissima Ingrid Bergman; proprio durante le riprese del film, infatti,
cominciarono ad arrivare le prime lettere dell’attrice svedese che chiedeva al
regista un incontro professionale. La prima di queste lettere recitava:
"Caro Signor Rossellini, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e
li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un'attrice svedese che parla
inglese molto bene, che non ha dimenticato il tedesco, non si fa quasi capire
in francese, e in italiano sa dire “ti amo”, sono pronta a venire in Italia per
lavorare con lei."
Iniziano burrascosi litigi causati dalla
gelosia della passionale Magnani e ancora oggi non è difficile incontrare, tra
gli anziani del paese, persone disposte a raccontare divertite del famoso
episodio di cui furono testimoni, quando, in uno dei ristoranti locali, la
Magnani, in preda ad una terribile gelosia, lanciò al regista in pieno viso un
piatto di spaghetti al pomodoro.
La loro tormentata
e intensa storia d’amore non ebbe un epilogo felice: lei fu abbandonata per la
Bergman e lasciò per sempre il romantico nido d’amore. Anna Magnani non tornò
mai più a Furore, regalò la sua casa al vecchio custode che ancora oggi la
affitta a coloro che vogliono rivivere con la fantasia il paradosso della
carnalità di una travolgente passione vissuta, per contrasto, in un luogo
etereo e quasi incorporeo.
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