martedì 4 giugno 2013

Furore, il borgo che non c'è


Di Furore si potrebbe dire che è un incredibile fiordo a strapiombo sul mare, che i panorami che qui si ammirano sono mozzafiato, che la storia sembra essersi fermata in una sorta di sospensione temporale. Si potrebbero a ragione riportare i versi di Katia Salvini: “un giardino pensile abbarbicato alla montagna e proteso sul blu del mare e del cielo". Si potrebbe citare la singolare “galleria d’arte” a cielo aperto, costituita da oltre cento muri d'autore, murales e sculture che fanno di Furore un "paese dipinto".
Oppure ci si può soffermare sul paradosso di questo paese che non c’è: Furore non sembra uno spazio fisico, ma un luogo dello spirito, una zona dell’animo dove ci si rifugia per esprimere, sottovoce, i desideri più reconditi del cuore, una sorta di luogo del mito dove lasciarsi cullare dalle proprie fantasie più riposte, lontani dal fragore della vita reale. Eppure questo posto incantato, poco più che accennato, quasi disegnato dalla fantasia dei fratelli Grimm, è stato teatro di una delle più passionali e viscerali storie d’amore del nostro cinema. Qui, infatti, Roberto Rossellini ed Anna Magnani si sono follemente amati, si sono abbandonati alla loro passione, hanno fatto progetti per il futuro, hanno intrapreso liti furibonde, dato vita ad incredibili scenate di gelosia e si sono infine lasciati a causa di un doloroso tradimento. Innamorati del “paese dipinto”, comprarono due “monazzeni”, case di pescatori proprio sulla spiaggia, ironicamente ribattezzate con i loro soprannomi: “ la villa del Dottore” e “la villa della storta”. E qui il regista, nel 1948, girò l’episodio centrale del film “Amore”, protagonista, neanche a dirlo, la Magnani, in una superba interpretazione. Fin dall’inizio del cinema italiano gli scenari romantici e poetici della costiera amalfitana avevano fatto da protagonisti a molti film, ma il vero boom cinematografico si ebbe nel dopoguerra, con il neorealismo e la commedia all’italiana e, appunto, con Rossellini, per i cui film le case popolari, la gente povera ma ingegnosa e lo splendore del paesaggio, fecero da sfondo perfetto. L’episodio centrale del film “Amore” è ambientato nella parte iniziale a Maiori e in quella finale a Furore, luoghi che per le loro spiccate caratteristiche formali ed ambientali bene si prestavano a fare da cornice alla "favola" ideata da Fellini su richiesta della stessa Magnani.
In questo periodo i rapporti tra Roberto Rossellini e Anna Magnani erano intensi, ma già minati dall’ombra della bellissima Ingrid Bergman; proprio durante le riprese del film, infatti, cominciarono ad arrivare le prime lettere dell’attrice svedese che chiedeva al regista un incontro professionale. La prima di queste lettere recitava: "Caro Signor Rossellini, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un'attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire “ti amo”, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei."
Iniziano burrascosi litigi causati dalla gelosia della passionale Magnani e ancora oggi non è difficile incontrare, tra gli anziani del paese, persone disposte a raccontare divertite del famoso episodio di cui furono testimoni, quando, in uno dei ristoranti locali, la Magnani, in preda ad una terribile gelosia, lanciò al regista in pieno viso un piatto di spaghetti al pomodoro.

La loro tormentata e intensa storia d’amore non ebbe un epilogo felice: lei fu abbandonata per la Bergman e lasciò per sempre il romantico nido d’amore. Anna Magnani non tornò mai più a Furore, regalò la sua casa al vecchio custode che ancora oggi la affitta a coloro che vogliono rivivere con la fantasia il paradosso della carnalità di una travolgente passione vissuta, per contrasto, in un luogo etereo e quasi incorporeo. 

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