mercoledì 5 giugno 2013

Il sussurro della storia a Padula e Teggiano

Se state percorrendo un silenzioso dedalo di stradine medievali, tutto intorno antichi portali in pietra che sovrastano maestosi portoni, e la suggestione vi fa sentire in lontananza il canto delle donne che si recano alla fontana del paese per lavare la biancheria con acqua e cenere,  siete a Padula, nel cuore del Vallo di Diano, in quella parte della Campania che mantiene orgogliosamente intatto il suo fascino originario, permeando di bellezze paesaggistiche e tradizione popolare un territorio di grande malia.

Vi si giunge percorrendo l’autostrada Salerno- Reggio Calabria, uscita Padula-Buonabitacolo.
Lo scrigno del centro storico fa sfoggio dei remoti fasti con il sontuoso Palazzo Baronale, le Torri Angioine e i portali in pietra locale che testimoniano l’attività dei maestri scalpellini.
Ma il nome di Padula è legato a filo doppio alla sua splendida Certosa. Dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, il monastero è il secondo per grandezza in Italia dopo la Certosa di Parma. Fu fondato da Tommaso San Severino nel 1306 ed è dedicato a San Lorenzo. Non a caso, infatti, la sua struttura richiama l'immagine della graticola sulla quale il santo fu bruciato vivo. Una visita alla Certosa consente di ammirare i sinuosi movimenti dello stile barocco ed il più esteso Chiostro del mondo (circa 12.000 m²), incorniciato da 84 colonne.
Un’imponente scala a chiocciola in marmo bianco conduce alla grande biblioteca, caratterizzata da un originale pavimento ricoperto da mattonelle in ceramica di Vietri.
La leggenda narra che nel 1535, all’interno della grande cucina del monastero, fu preparata una frittata di 1.000 uova per Carlo V, di ritorno dalla vittoriosa battaglia di Tunisi contro i Barbareschi. Per perpetuare la tradizione del leggendario episodio il 10 agosto di ogni anno, presso la Corte Esterna della Certosa di San Lorenzo, si prepara una gigantesca frittata in un’enorme padella. Per girare la frittata si usa un ingegnoso congegno meccanico, tuttora esposto presso la Certosa.
Oggi il monastero ospita il Museo Archeologico della Lucania, con una collezione di reperti provenienti dagli scavi delle necropoli di Sala Consilina e di Padula ed è meta di migliaia di turisti provenienti da tutto il mondo, tuttavia non è sempre stato così:
<<Oggi la Certosa di Padula è ben altra cosa rispetto a quella che era nei primi anni ’50, quando, poco più che bambino, coi pantaloni corti, inforcavo la bicicletta e pedalavo felice lungo le profumate e polverose vie che si snodavano, deserte, nella lussureggiante campagna punteggiata di secolari querce, per rispondere ad un amorevole richiamo che mi attirava laddove, prestando l’orecchio allo spirito, si percepiva il lamento di sofferenza come quello di un gigante ferito, custode di storia, di arte, di fede, di costumi, di cultura che, per quanto umiliato, giaceva maestoso nella sua lenta e dignitosa agonia. Allora maiali e capre dimoravano in una parte di essa, mentre intere greggi vi transitavano indisturbate>>. Queste le amorevoli parole di un illustre nativo del luogo, il prof. Mario Senatore, che alla sua città ha dedicato splendidi versi.
Per fortuna, con gli anni, grazie all’impegno delle persone del posto e delle istituzioni, la Certosa è tornata all’antico splendore.
Recarsi a Padula non può prescindere da una visita alla casa natale di Joe Petrosino, uno dei poliziotti più famosi di New York. Nato a Padula nel 1860, emigrò giovanissimo con la famiglia alla volta dell’America e, arruolatosi nelle forze dell’ordine newyorkesi, iniziò una veloce scalata alle posizioni più importanti della gerarchia. Il suo nome è legato alla strenua lotta contro la mafia. A capo dell’Italian Legend, infatti, riuscì a catturare i vertici di quella che all’epoca era chiamata Mano Nera, ma la sera del 12 marzo 1909 fu raggiunto da quattro colpi di rivoltella che posero fine alla sua leggendaria esistenza. La casa natale di Joe Petrosino ha un grande valore di documentazione storica, in quanto testimonianza reale della tipica casa degli emigranti di quel periodo.
A pochi passi dalla famosa Certosa di Padula, sorge l’unico esempio in Italia di battistero ad immersione, fatto edificare da papa Marcello I nel IV secolo. Il Battistero di San Giovanni in Fonti fu costruito su di una sorgente le cui acque vennero utilizzate dai cristiani per la funzione del battesimo. In un’epistola di Cassiodoro indirizzata al re dei Goti, Alarico, viene riportata la notizia secondo cui il bacino delle acque aumentava miracolosamente di volume durante la notte dell’Epifania, quando si praticava il battesimo. Il battistero presenta  splendidi affreschi con i volti degli evangelisti raffigurati secondo lo stile della pittura bizantina dell’Italia del Sud.
Da Padula, percorrendo la SS 19, si giunge a Teggiano, piccolo borgo ricco di testimonianze di un glorioso passato, caratterizzato da un impianto urbanistico spiccatamente medievale in cui il centro abitato si dispone intorno ad un monumentale castello appartenuto ai Sanseverino, principi di Salerno.
A Teggiano tutto parla di storia e di arte: i reperti di età romana sulle facciate delle case; gli stemmi gentilizi sulle dimore signorili; i chiostri splendidamente affrescati; il portico quattrocentesco che per secoli è stato il Sedile dove si riuniva il Parlamento della città.
A ricordo del regale matrimonio avvenuto nel 1480 tra il Principe di Salerno Antonello Sanseverino e Costanza, figlia del Duca di Urbino, ogni agosto si celebra un evento che è ormai diventato una formidabile attrattiva per i turisti di ogni parte d’Italia. Si tratta della tre giorni organizzata dalla Pro Loco “Alla Tavola della Principessa Costanza”. In questa occasione sono aperti alla pubblica ammirazione tutti i monumenti di Teggiano, mentre le vie cittadine sono animate da sbandieratori, tamburini, musici, giocolieri, menestrelli e mangiafuoco. Ma la vera chicca è la possibilità di percorrere un itinerario prestabilito, lungo il quale si snodano antiche taverne, ciascuna contrassegnata dal suo peculiare stemma, che offrono ai visitatori le tradizionali pietanze medievali. La Taverna della Congiura, la Taverna dei Mori, la Taverna dell’Assedio, la Taverna della Vecchia Porta, la Taverna de lo Falco consentono di deliziarsi con salsiccia, salame et cacio fresco, parmatieddi cavatieddi et fasuli co la porva, salsiccia de porco in su la brace et provola rostita, civiere de cinghiale o de agnello, per finire in dolcezza con bicchinotto, tunnuliddo et coronetta et pizzichino a volontà. La sensazione di essere stati catapultati indietro nel tempo è enfatizzata dalle monete del XV secolo, ducati, tarì e tornesi, prelevabili alla “Banca del Cambio” e utilizzabili per l’acquisto delle pietanze.
La seduzione della rievocazione storica induce ad una visita alla dimora dei Sanseverino, il prestigioso castello che domina Teggiano. Sorto in epoca normanna, è uno dei più importanti dell’Italia Meridionale ed è stato sede di due fatti storici memorabili: la congiura dei Baroni contro re Ferdinando I d’Aragona e l’assedio di Diano del 1497.
Teggiano è ricca di antichissime chiese che meritano senza dubbio una visita: la chiesa di Sant’Antuono, eretta probabilmente prima del XI secolo, conserva un ciclo di affreschi medievali da poco riportati alla luce in seguito a lavori di restauro; la chiesa della SS. Pietà presenta un pregevole portico rinascimentale ed un importante chiostro con affreschi di fine ‘500; la chiesa di Sant’Agostino risale al 1370 e vanta uno splendido chiostro ed un ciclo di affreschi del XVII secolo raffiguranti la vita di Sant’Agostino, mentre all’interno conserva una preziosa tela raffigurante il supplizio di Santa Margherita.
La visita a Teggiano non può concludersi senza una sosta al Museo della Civiltà Contadina, forziere di reperti mantenuti vivi nella loro funzione originaria, dall’antico telaio, tuttora funzionante, alla gramola per la canapa, dai dinapatoi ai filatoi, dagli aratri per cavalli e buoi alle lucerne, senza dimenticare una stupefacente collezione di attrezzi per lavorare la terra, simbolo di una vita contadina che sembra ormai lontanissima e che pure vive immutata nelle memorie degli anziani del paese. Ma il valore di testimonianza più suggestivo è dato dalle collezioni fotografiche raffiguranti teggianesi di inizio secolo, impacciati e quasi imbarazzati nelle loro forzate pose, ma con lo sguardo fiero e dignitoso di chi conduce una vita di lavoro e sacrifici. Quasi in stridente contrasto con le umili vesti dei contadini, spiccano i ritratti dei signori dell’epoca, con i loro ricchi costumi e i preziosi ornamenti. Splendide le donne in pose civettuole e le bambine in atteggiamento giocoso, appena smorzato dal tentativo di imitare la compostezza delle loro madri.
Padula e Teggiano, due perle del nostro inestimabile patrimonio storico e artistico.

Chiudete gli occhi e lasciate posto al silenzio: sentirete in lontananza il rumore degli zoccoli dei cavalli, il suono della tromba del banditore che annuncia la presenza di venditori ambulanti nella piazza, le voci festose dei balli nobiliari, il trambusto delle frenetiche attività delle cucine nei giorni di festa e vi sembrerà di sentire per un attimo la voce autorevole della storia che vi parla.

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