Donne
che mantengono per anni relazioni con uomini indifferenti ed anaffettivi, donne
che intrecciano sistematicamente relazioni con uomini violenti, mogli che
subiscono violenze domestiche quotidiane senza il coraggio di ribellarsi: la
cronaca ogni giorno sottopone al nostro sguardo incredulo decine di storie
analoghe. E allora ci si chiede come mai fatti del genere avvengono con sempre
maggiore frequenza e in maniera trasversale, interessando un universo femminile
di tutte le età, di qualsiasi condizione sociale e di diverso livello culturale.
Ad un esame più attento emerge con forza un filo rosso che lega questi episodi:
la scarsa autostima delle donne che ne sono vittime.
Senza
necessariamente toccare gli episodi più estremi, la non accettazione di sé si
ripercuote in diversi ambiti, anche, e forse soprattutto, in quello delle
relazioni sentimentali.
Capita, talvolta,
di trovarsi di fronte a comportamenti di cui non si indovinano il significato,
il fine, la ragione. E allora si fanno congetture, supposizioni, ipotesi della
cui esattezza non si avrà quasi mai conferma. Ho conosciuto decine di donne, e
talvolta provato sulla mia pelle, la tortura di lasciare sciolte, nel variegato
universo delle emozioni, le briglie della fantasia circa gli intendimenti che
guidano il comportamento della persona amata. E allora ci si interroga, ci si
dà risposte che di volta in volta mutano con il mutare dei sentimenti, delle
speranze, delle ire, delle aspettative deluse, assumendone, ogni volta, i
contorni ed i colori, cosicché un gesto che tarda ad arrivare, o un
comportamento inatteso, si camuffano di giustificazioni talvolta verosimili,
talvolta, invece, improbabili, ma che sempre portano con sé la scia del
groviglio inestricabile dei pensieri e delle emozioni di chi elucubra
ininterrottamente in attesa del gesto risolutore che, come per incanto, regali
finalmente il tassello fondamentale per vedere il mosaico nel suo insieme.
Mi è capitato
spesso di notare come in una storia d’amore le aspettative deluse derivino da
una errata valutazione dell’importanza che l’altra persona dà al rapporto.
Di frequente le
donne danno origine a pensieri ramificati che si avvitano su se stessi, nella
speranza vana di riuscire a dare una risposta univoca a domande impellenti.
Come si fa, ad
esempio, a decifrare correttamente l’intensità del sentimento dell’altro o la
sua volontà di alimentarlo investendo in un rapporto a due? Esistono, cioè, dei
parametri oggettivi sulla base dei quali decodificare i reali intendimenti
dell’altra metà?
Un tradimento, ad
esempio, equivale sempre ad una mancanza d’amore nei confronti della persona
tradita? Una telefonata che non arriva, un’attesa protratta più del dovuto,
risultano elementi probanti per definire con esattezza la scarsa intensità del
sentimento dell’amato?
E, d’altronde, chi
stabilisce, qual è il “dovuto” tempo d’attesa di un gesto desiderato, al quale
magari si attribuiscono significati distanti anni luce da quelli di cui invece
li connota l’altra persona? Esiste un decodificatore di segnali che eviti di
investire tempo ed energie in rapporti sbagliati, non tali perché, sulla scia
degli eventi, si rompono, ma perché già in partenza destinati a finire in virtù
del diverso coinvolgimento delle due parti?
Come si fa,
insomma, a capire che siamo di fronte alla persona “sbagliata”? E quando,
invece, i nostri dubbi e le nostre perplessità sono riconducibili ad una
insicurezza di fondo?
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