Se state percorrendo un silenzioso dedalo
di stradine medievali, tutto intorno antichi portali in pietra che sovrastano
maestosi portoni, e la suggestione vi fa sentire in lontananza il canto delle
donne che si recano alla fontana del paese per lavare la biancheria con acqua e
cenere, siete a Padula, nel cuore del Vallo di Diano, in quella parte della
Campania che mantiene orgogliosamente intatto il suo fascino originario,
permeando di bellezze paesaggistiche e tradizione popolare un territorio di
grande malia.
Vi si giunge percorrendo l’autostrada
Salerno- Reggio Calabria, uscita Padula-Buonabitacolo.
Lo scrigno del centro storico fa sfoggio
dei remoti fasti con il sontuoso Palazzo Baronale, le Torri Angioine e i
portali in pietra locale che testimoniano l’attività dei maestri scalpellini.
Ma il nome di Padula è legato a filo doppio
alla sua splendida Certosa.
Dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, il monastero è il secondo per
grandezza in Italia dopo la
Certosa di Parma. Fu fondato da Tommaso San Severino nel 1306
ed è dedicato a San Lorenzo. Non a caso, infatti, la sua struttura richiama
l'immagine della graticola sulla quale il santo fu bruciato vivo. Una visita
alla Certosa consente di ammirare i sinuosi movimenti dello stile barocco ed il
più esteso Chiostro del mondo (circa 12.000 m²), incorniciato da 84 colonne.
Un’imponente scala a chiocciola in marmo
bianco conduce alla grande biblioteca, caratterizzata da un originale pavimento
ricoperto da mattonelle in ceramica di Vietri.
La leggenda narra che nel 1535, all’interno
della grande cucina del monastero, fu preparata una frittata di 1.000 uova per
Carlo V, di ritorno dalla vittoriosa battaglia di Tunisi contro i Barbareschi.
Per perpetuare la tradizione del leggendario episodio il 10 agosto di ogni
anno, presso la Corte
Esterna della Certosa di San Lorenzo, si prepara una
gigantesca frittata in un’enorme padella. Per girare la frittata si usa un
ingegnoso congegno meccanico, tuttora esposto presso la Certosa.
Oggi il monastero ospita il Museo Archeologico della Lucania, con
una collezione di reperti provenienti dagli scavi delle necropoli di Sala
Consilina e di Padula ed è meta di migliaia di turisti provenienti da tutto il
mondo, tuttavia non è sempre stato così:
<<Oggi la Certosa di Padula è ben
altra cosa rispetto a quella che era nei primi anni ’50, quando, poco più che
bambino, coi pantaloni corti, inforcavo
la bicicletta e pedalavo felice lungo le profumate e polverose vie che si
snodavano, deserte, nella lussureggiante campagna punteggiata di secolari
querce, per rispondere ad un amorevole richiamo che mi attirava laddove,
prestando l’orecchio allo spirito, si percepiva il lamento di sofferenza come
quello di un gigante ferito, custode di storia, di arte, di fede, di costumi,
di cultura che, per quanto umiliato, giaceva maestoso nella sua lenta e
dignitosa agonia. Allora maiali e capre dimoravano in una parte di essa, mentre
intere greggi vi transitavano indisturbate>>. Queste le amorevoli parole
di un illustre nativo del luogo, il prof. Mario Senatore, che alla sua città ha
dedicato splendidi versi.
Per fortuna, con gli anni, grazie
all’impegno delle persone del posto e delle istituzioni, la Certosa è tornata
all’antico splendore.
Recarsi a Padula non può prescindere da una
visita alla casa natale di Joe Petrosino,
uno dei poliziotti più famosi di New York. Nato a Padula nel 1860, emigrò
giovanissimo con la famiglia alla volta dell’America e, arruolatosi nelle forze
dell’ordine newyorkesi, iniziò una veloce scalata alle posizioni più importanti
della gerarchia. Il suo nome è legato alla strenua lotta contro la mafia. A
capo dell’Italian Legend, infatti, riuscì a catturare i vertici di quella che
all’epoca era chiamata Mano Nera, ma la sera del 12 marzo 1909 fu raggiunto da
quattro colpi di rivoltella che posero fine alla sua leggendaria esistenza. La
casa natale di Joe Petrosino ha un grande valore di documentazione storica, in
quanto testimonianza reale della tipica casa degli emigranti di quel periodo.
A pochi passi dalla famosa Certosa di
Padula, sorge l’unico esempio in Italia di battistero ad immersione, fatto
edificare da papa Marcello I nel IV secolo. Il Battistero di San Giovanni in Fonti fu costruito su di una sorgente
le cui acque vennero utilizzate dai cristiani per la funzione del battesimo. In
un’epistola di Cassiodoro indirizzata al re dei Goti, Alarico, viene riportata
la notizia secondo cui il bacino delle acque aumentava miracolosamente di
volume durante la notte dell’Epifania, quando si praticava il battesimo. Il
battistero presenta splendidi affreschi
con i volti degli evangelisti raffigurati secondo lo stile della pittura
bizantina dell’Italia del Sud.
Da Padula, percorrendo la SS 19, si giunge a Teggiano, piccolo borgo ricco di
testimonianze di un glorioso passato, caratterizzato da un impianto urbanistico
spiccatamente medievale in cui il centro abitato si dispone intorno ad un
monumentale castello appartenuto ai Sanseverino, principi di Salerno.
A Teggiano tutto parla di storia e di arte:
i reperti di età romana sulle facciate delle case; gli stemmi gentilizi sulle
dimore signorili; i chiostri splendidamente affrescati; il portico
quattrocentesco che per secoli è stato il Sedile dove si riuniva il Parlamento
della città.
A ricordo del regale matrimonio avvenuto
nel 1480 tra il Principe di Salerno Antonello Sanseverino e Costanza, figlia del
Duca di Urbino, ogni agosto si celebra un evento che è ormai diventato una
formidabile attrattiva per i turisti di ogni parte d’Italia. Si tratta della tre
giorni organizzata dalla Pro Loco “Alla
Tavola della Principessa Costanza”. In questa occasione sono aperti alla
pubblica ammirazione tutti i monumenti di Teggiano, mentre le vie cittadine
sono animate da sbandieratori, tamburini, musici, giocolieri, menestrelli e
mangiafuoco. Ma la vera chicca è la possibilità di percorrere un itinerario
prestabilito, lungo il quale si snodano antiche taverne, ciascuna
contrassegnata dal suo peculiare stemma, che offrono ai visitatori le
tradizionali pietanze medievali. La
Taverna della Congiura, la Taverna dei Mori, la Taverna dell’Assedio, la Taverna della Vecchia
Porta, la Taverna
de lo Falco consentono di deliziarsi con salsiccia, salame et cacio fresco,
parmatieddi cavatieddi et fasuli co la porva, salsiccia de porco in su la brace
et provola rostita, civiere de cinghiale o de agnello, per finire in dolcezza
con bicchinotto, tunnuliddo et coronetta et pizzichino a volontà. La sensazione
di essere stati catapultati indietro nel tempo è enfatizzata dalle monete del
XV secolo, ducati, tarì e tornesi, prelevabili alla “Banca del Cambio” e
utilizzabili per l’acquisto delle pietanze.
La seduzione della rievocazione storica
induce ad una visita alla dimora dei Sanseverino, il prestigioso castello che
domina Teggiano. Sorto in epoca normanna, è uno dei più importanti dell’Italia
Meridionale ed è stato sede di due fatti storici memorabili: la congiura dei
Baroni contro re Ferdinando I d’Aragona e l’assedio di Diano del 1497.
Teggiano è ricca di antichissime chiese che
meritano senza dubbio una visita: la chiesa di Sant’Antuono, eretta
probabilmente prima del XI secolo, conserva un ciclo di affreschi medievali da
poco riportati alla luce in seguito a lavori di restauro; la chiesa della SS.
Pietà presenta un pregevole portico rinascimentale ed un importante chiostro
con affreschi di fine ‘500; la chiesa di Sant’Agostino risale al 1370 e vanta
uno splendido chiostro ed un ciclo di affreschi del XVII secolo raffiguranti la
vita di Sant’Agostino, mentre all’interno conserva una preziosa tela
raffigurante il supplizio di Santa Margherita.
La visita a Teggiano non può concludersi
senza una sosta al Museo della Civiltà
Contadina, forziere di reperti mantenuti vivi nella loro funzione
originaria, dall’antico telaio, tuttora funzionante, alla gramola per la
canapa, dai dinapatoi ai filatoi, dagli aratri per cavalli e buoi alle lucerne,
senza dimenticare una stupefacente collezione di attrezzi per lavorare la
terra, simbolo di una vita contadina che sembra ormai lontanissima e che pure vive
immutata nelle memorie degli anziani del paese. Ma il valore di
testimonianza più suggestivo è dato dalle collezioni fotografiche raffiguranti
teggianesi di inizio secolo, impacciati e quasi imbarazzati nelle loro forzate
pose, ma con lo sguardo fiero e dignitoso di chi conduce una vita di lavoro e
sacrifici. Quasi in stridente contrasto con le umili vesti dei contadini,
spiccano i ritratti dei signori dell’epoca, con i loro ricchi costumi e i
preziosi ornamenti. Splendide le donne in pose civettuole e le bambine in
atteggiamento giocoso, appena smorzato dal tentativo di imitare la compostezza
delle loro madri.
Padula e Teggiano, due perle del nostro inestimabile patrimonio storico e artistico.
Chiudete gli occhi e lasciate posto al
silenzio: sentirete in lontananza il rumore degli zoccoli dei cavalli, il suono
della tromba del banditore che annuncia la presenza di venditori ambulanti
nella piazza, le voci festose dei balli nobiliari, il trambusto delle
frenetiche attività delle cucine nei giorni di festa e vi sembrerà di sentire
per un attimo la voce autorevole della storia che vi parla.