venerdì 17 ottobre 2014

Una pianta contro la fame

Segnalo questa importante iniziativa di Oxfam:
Il 18 e 19 ottobre, in 600 piazze d’Italia potrai sostenere la lotta alla povertà di Oxfam. 

http://www.oxfamitalia.org/agisci/unapiantacontrolafame/una-pianta-contro-la-fame?utm_source=oxf.am&utm_medium=jsy&utm_content=redirect#sthash.Az53sgQJ.dpuf
http://www.oxfamitalia.org/agisci/unapiantacontrolafame/una-pianta-contro-la-fame?utm_source=oxf.am&utm_medium=jsy&utm_content=redirect


martedì 23 settembre 2014

Perchè il femminicidio non è un omicidio

Ci si chiede spesso come mai il femminicidio sia un fenomeno quasi esclusivamente italiano, almeno tra i paesi occidentali.
Penso che la vera domanda da porsi debba essere: è possibile che vi sia una effettiva parità tra uomini e donne se non vi è parità nelle rappresentazioni dei media?



Come sostiene Graziella Priulla nel libro “C’è differenza”, Il rapporto tra media e società è bidirezionale, con reciproche influenze; i media insegnano anche senza che lo vogliamo, per questo sono molto potenti nello stabilire e diffondere gli stereotipi. Insomma, impongono modelli, soprattutto quelli di genere.
E questi modelli non sono rappresentativi dei cambiamenti della società, in particolare in Italia che, insieme alla Grecia, come risulta da un rapporto condotto su scala europea, figura all’ultimo posto nella rappresentazione paritaria tra i generi.

Soprattutto in tv le donne sono rappresentate come elementi decorativi e, siccome la televisione è vista sempre più da bambini, non è difficile capire quanto questi modelli possano influire negativamente sulla percezione dell’immagine femminile nelle future generazioni. Il risultato è sempre lo stesso, dunque: ridimensionare le donne, alle quali viene riconosciuto il solo dovere di essere belle e di piacere, poco importa che siano mute.

E’ stato calcolato che, nelle trasmissioni televisive italiane, su 100 donne solo 53 sono parlanti, gli uomini lo sono tutti. La cosa grave è che queste tendenze si esportano anche nel mondo dei giochi per bambini, con bambole dalle labbra voluttuose, da truccare e vestire come donne sexy,  ricalcando i modelli televisivi. In questo modo i bambini interiorizzano modelli adulti sbagliati.

Spesso è proprio la complicità femminile ad essere sconfortante, in quanto molte donne non ritengono immorale trattare il proprio corpo come merce di scambio per acquisire notorietà e denaro.

Si comincia sin da piccole ad essere derubate dell’infanzia, persino le bambine sono spesso rappresentate in pose ammiccanti, oppure mentre giocano a fare le mamme, ovvero secondo due stereotipi a cui i genitori, forse inconsapevolmente, si adattano. 
Inoltre, è stato dimostrato che concentrarsi ossessivamente sul look sin da piccoli può portare a dimenticare altre parti fondamentali di sé, come la sfera del ragionamento o quella emotiva e l’interesse eccessivo verso il proprio corpo può far sentire inadeguati, perché il modello da raggiungere è troppo lontano, dando origine a malattie come l’anoressia.


Bisogna alzare il livello di consapevolezza partendo dalla scuola, che ha l'arduo compito di proporre modelli di riferimento diversi, e dai media, affinché assumano coscienza della grandissima responsabilità che hanno verso la società. Un'osservazione: se la donna viene rappresentata come oggetto, il femminicidio non è più un omicidio nella mente di chi lo compie!!!

Dunque, ci meravigliamo ancora del fatto che il femminicidio sia un fenomeno italiano????


venerdì 2 maggio 2014

Un reale surrealismo


Rientrata in Italia in occasione delle festività pasquali, colgo l'occasione per una visita specialistica. Dal dottore, il solito discorso: beata lei che vive all'estero, qui in Italia siamo allo sbando, i politici sono dei veri ladri, non fanno che rubare, tutti, nessuno escluso...e blablabla...


Ascolto paziente la solita solfa, poi, al momento di pagare, chiedo la fattura. Lui mi guarda stranito e mi informa che, senza fattura, avrei uno sconto di 50 euro. Io gli dico che voglio pagare la cifra intera, ma pretendo la fattura. Lui mi dice di aver lasciato a casa il libretto delle fatture...
Il punto è: perché tantissime persone non ritengono che l'evasione fiscale sia un furto e perché non capiscono che se l'Italia non fosse afflitta da questa ignobile piaga, la quasi totalità dei suoi problemi economici sarebbe risolta?????
Sembra che lo sport nazionale sia lamentarsi di quello che fanno gli altri, sentendosi estranei alle cause che hanno determinato il disastro collettivo dell'Italia. E ogni volta che ci torno provo la stessa rabbia di chi vede una persona amata maltrattata e pestata da tutti...
Per la cronaca ho minacciato il luminare di andarmene senza pagare e, come per magia, è spuntato lo scomparso libretto...

mercoledì 19 febbraio 2014

Mi racconti una storia?





L’uomo è un essere sociale, il bisogno di stare con gli altri e di costruire relazioni è innato. E le relazioni si costruiscono attraverso la comunicazione ed il linguaggio.

Questo bisogno si tramuta sovente in un desiderio di affabulazione che nasce da bambini, quando non ci si stanca mai di ascoltare le favole.

Negli anni ’60 era Carosello che raccontava agli Italiani storie che oggi fanno sorridere per la loro ingenuità e che, tuttavia, contenevano invidiabili elementi creativi.

Negli anni ’80 gli spot televisivi hanno dominato il panorama dell’advertising e alcuni di loro sono rimasti impressi nella memoria collettiva, diventando veri tormentoni.

In particolare gli spot della Barilla sui “ritorni a casa” offrono un’interessante chiave di lettura, riproponendo uno schema classico, mirabilmente approfondito da Vladimir Propp nel suo Morfologia della Fiaba.

Ricorderete senz’altro lo spot della bambina in impermeabile giallo che raccoglie dalla strada un gattino, portandolo a casa.
L’eroe/protagonista è posto di fronte ad una difficoltà/ostacolo, che, grazie al suo impegno e alla sua tenacia, riesce a superare per approdare all’atteso lieto fine.

E’ l’eterno trionfo del bene sul male, meccanismo ripreso anche da numerose fiction televisive.

E con i social network cosa è cambiato?
Moltissimo nella fruizione dell’informazione, nella possibilità di interagire, nell’opportunità di essere tutti editori di se stessi, ma c’è una cosa che resta immutata: il desiderio di leggere ed ascoltare storie.
Non a caso le aziende che hanno meglio sfruttato le potenzialità dei new media sono quelle che hanno saputo costruire meccanismi narrativi.

Persino nella comunicazione politica (Obama docet) le foto e i video di vita familiare, che raccontano momenti del quotidiano, hanno avuto un maggiore impatto sul pubblico.

Un pubblico più critico e maturo, più consapevole e smaliziato ma che, spesso, non può fare a meno di chiedere: mi racconti una storia?












Zio Giuseppe e la rete

Ricordo che quando ero piccola, davanti all’unico bar del paese nativo di mia madre, si accalcava ogni giorno una piccola folla: uomini e donne, bambini e ragazzi.


Tutti ascoltavano rapiti le storie di “Zio Giuseppe”, un personaggio che ognuno di noi conosceva, originale e un po’ estroso, amava intrattenere i suoi compaesani raccontando storie.

Nessuno sapeva quanto di inventato o di vero contenessero, fatto sta che le sue parole, mai casuali, sempre scelte con cura, avevano un potere ammaliante, in grado di inchiodare per ore le persone davanti al piccolo bar. Persino le pause e i silenzi erano calibrati con sapiente maestria da Zio Giuseppe.


Alcuni adulti fingevano disinteresse, mostrandosi occupati a fare altro, ma intanto non si muovevano dal posto in cui Zio Giuseppe affascinava il pubblico con i suoi racconti.

Iniziavano tutti con un “mi ricordo che una volta”…. e al suono di queste parole tutti si fermavano, pronti ad essere stupiti di nuovo.


Ancora oggi non posso fare a meno di manifestare la mia ammirazione di fronte ai, purtroppo non tanti, “Zio Giuseppe” che ci sono sul web.
Il desiderio di ascoltare storie è insito nell’uomo, essere rapiti dalle parole è un’esperienza che non ci si stanca mai di provare.

Ogni volta che esprimo un “mi piace”, o condivido una storia, tributo un silenzioso applauso a Zio Giuseppe.

Mi hanno detto che è ancora vivo e che delizia con i suoi racconti gli ospiti della casa per anziani dove vive, ma forse questa è solo un'altra storia …


Il ricalco

Se è vero che i nuovi media hanno spazzato via strategie di comunicazione obsolete e approcci unidirezionali ormai appartenenti al passato, è altrettanto vero che alcune tecniche, con i dovuti “aggiustamenti” restano valide anche per la comunicazione 2.0.



Una di queste è la tecnica del ricalco.
Si tratta di un processo in virtù del quale una persona riproduce il comportamento del suo interlocutore, ad esempio la postura, la gestualità, il tono della voce, i valori guida. 
Spesso questo processo viene adottato anche nella scrittura, talvolta persino in maniera inconscia.

Ad esempio, di fronte ad una mail scritta in maniera informale, in tono colloquiale o addirittura ironico, si tende a rispondere utilizzando lo stesso “tono di voce”, sintonizzandosi, quindi, con il proprio interlocutore. Il ricalco può riguardare anche la lunghezza dello scritto, la sintassi, l’utilizzo di espressioni particolari, la formattazione.

Dalla mail ai social media il passo è breve. Se si analizzano con attenzione i commenti ai post di facebook, per esempio, si nota come la tecnica del ricalco sia quasi la norma. Difficile, infatti, rispondere con tono grave ad un post divertente e viceversa, a meno che non si voglia intenzionalmente creare un effetto di rottura.


Allinearsi allo stile del proprio interlocutore resta, dunque, un assunto significativo anche in epoca 2.0, perché la possibilità di instaurare un rapporto, una relazione, un contatto, passa necessariamente attraverso la comunicazione.

Semplice "scimmiottamento"? Piuttosto intelligente strategia per abbattere muri e costruire ponti.

D'altronde il potere dello specchio era già noto ai tempi di Biancaneve...

Content is king

In tempi in cui, con l’avvento dei social media, la comunicazione sfacciatamente commerciale e promozionale diventa elemento di disturbo per gli utenti, risulta fondamentale conferire un valore aggiunto ai propri contenuti.
Dare, quindi, un vantaggio effettivo a chi ci legge.




Su social come facebook si entra in punta di piedi, non dimenticando che siamo ospiti in casa d’altri, per cui il rispetto e l’educazione sono fondamentali. E una persona educata, lo sappiamo, è una persona che ascolta.
Solo ascoltando le conversazioni degli altri, infatti, è possibile interagire con cognizione di causa ed offrire spunti interessanti.

Mi è spesso capitato di relazionarmi con dirigenti d’azienda che faticano a comprendere la logica dei nuovi media: una logica basata sulla conquista della fiducia e, soprattutto, sulla condivisione.
Condividere un contenuto di qualità è il presupposto fondamentale per creare “engagement” e per far sì che altri utenti condividano spontaneamente i nostri contributi, aiutandoci a diffonderli in maniera virale.
Spesso, invece, si resta ancorati ad una logica che, se non scorge un tornaconto immediato, non attribuisce valore alle cose.

Ma in rete la logica del sotterfugio, la scarsa trasparenza, l’approccio del “furbo” non pagano più. Sul web è impossibile mentire, non mantenere le promesse, perché si viene immancabilmente scoperti ed esposti alla gogna mediatica.


La rete è un grande strumento, potenzialmente alleato delle aziende, ma solo se si rispettano determinate regole e si comprende un assunto fondamentale: dai e ti sarà dato.

mercoledì 12 febbraio 2014

Pensiero del giorno

“The secret to getting ahead is getting started.” 
(Mark Twain)


giovedì 23 gennaio 2014

Le indiscusse qualità di un uomo senza qualità

I pensieri più illuminanti tratti dal capolavoro di Musil, L'uomo senza qualità.

Idealità e morale sono i mezzi migliori per colmare il gran buco che si chiama anima.
 
La nostra civiltà è un tempio di ciò che non sorvegliato sarebbe chiamato follia, ma è anche il luogo dov'è tenuto sotto sorveglianza.
 

Sono state donate a questo nostro secolo grandi idee in quantità, e per uno speciale favore della sorte ogni idea ha pure la sua contro-idea, di modo che individualismo e collettivismo, nazionalismo e internazionalismo, socialismo e capitalismo, imperialismo e pacifismo, razionalismo e superstizione vi si trovano tutti egualmente bene come a casa loro.
 
Gli ideali hanno strane proprietà, e fra le altre anche quella di trasformarsi nel loro contrario quando si vuol seguirli scrupolosamente.
 
Per una quantità di ragioni nessun periodo del passato ci è tanto ignoto quanto i tre, quattro o cinque decenni che dividono i nostri vent'anni dai vent'anni di nostro padre.
 
Non è vero che il ricercatore insegue la verità, è la verità che insegue il ricercatore. 
 
Sport. Si potrebbe definire il sedimento di un odio universale finissimamente diffuso, che precipita nelle competizioni sportive.
 
Poiché possedere delle qualità presuppone una certa soddisfazione di constatarle reali, è lecito prevedere come a uno cui manchi il senso della realtà anche nei confronti di se stesso, possa un bel giorno capitare di scoprire in sé l'uomo senza qualità.
 
Chi voglia varcare senza inconvenienti una porta aperta deve tener presente che gli stipiti sono duri.
 
Dinanzi alla legge tutti i cittadini erano uguali, ma non tutti erano, appunto, cittadini.
 
Dalle più violente esagerazioni, se lasciate a sé stesse, nasce col tempo una nuova mediocrità.
 
Di un uomo importante non si deve sapere quello che fa, ma soltanto i suoi arrivi e le sue partenze.