mercoledì 13 novembre 2013

Lingua Madre

Quando torno in Italia la prima cosa che mi colpisce è la luce. Morbida, calda, avvolgente. Poi l’aria, che si lascia respirare dolce e leggera.
Quindi il cielo. Basso, mi verrebbe da dire. Appena sopra la mia testa. Non distante, non altero, ma presente e portatore dell’illusione di poterlo afferrare solo alzando un braccio.



Ogni volta che torno in Italia i miei occhi avvertono una pressante urgenza alla dilatazione. I colori più vividi quasi mi stordiscono e devo spalancare bene gli occhi per coglierli tutti ed elaborarli in immagini che poi diverranno ricordi e, in seguito, foraggio creativo.

Ma non sono la luce, né l’aria, né il cielo a farmi sentire a casa e raramente provo nostalgia per il luogo in cui sono nata.

Proprio mentre mi chiedo cosa faccia dell’Italia il mio Paese mi volto all’improvviso al suono di alcune voci femminili. 

Non è quello che dicono, né il tono in cui parlano a farmi provare questa improvvisa epifania.

E’ la Lingua. Una violenta, repentina e potente sensazione di appartenenza mi avvolge. Una sorta di richiamo, di riconoscimento. 
E’ la mia lingua! Quelle persone parlano la mia lingua!

Quei suoni io li conosco, sono dentro di me, sono la mia infanzia, sono io bambina che imparo a parlare, sono la mia famiglia, sono i miei amici, sono la mia casa natale, sono i miei giochi, sono IO.



E solo allora capisco cosa intende Sepulveda quando dice: la tua patria è la tua lingua.

martedì 5 novembre 2013

Apologia della BUONA EDUCAZIONE

Sono fermamente convinta che l’inizio di tutto sia la buona educazione. 
Una buona educazione ti forma, ti relaziona agli altri con rispetto, ti inculca il desiderio di essere migliore. 


Salutare anche chi non si conosce, essere gentili alle code, rispondere educatamente agli sportelli ci farebbe vivere in un Paese dove non si urla al cellulare, dove sui mezzi di trasporto e nei locali pubblici non si alza la voce, dove i bambini non sono dei selvaggi che si catapultano su tutto ciò che si muove dinanzi agli occhi compiaciuti dei genitori, distruggendo le case e le cose altrui senza controllo alcuno.

Una buona educazione fa chiedere scusa per un ritardo, ma di fondo se sei ben educato fai in un modo di non essere in ritardo, la buona educazione ti fa dire grazie, scusa e buongiorno.

Ti fa cedere il posto agli anziani, ti fa mantenere la porta a chi ti segue uscendo, ti fa rispettare il lavoro altrui e il ruolo degli educatori.

La buona educazione non ti fa essere indiscreto, impicciandoti delle vite altrui, ti fa chiedere il permesso ogni volta che intendi usare o usufruire di qualcosa che non ti appartiene.

La buona educazione è un presupposto imprescindibile di un Paese civile e agisce come una sorta di tacito monito per chi arriva nel tuo Paese. Così non vedremo più stranieri fare il bagno nelle fontane di Roma, o imbrattare le nostre città, cosa che non si sognerebbero mai di fare nelle loro. Se il messaggio che veicoliamo è quello di un radicato rispetto per il nostro Paese, il rispetto degli altri verrà di conseguenza.

La buona educazione potrebbe essere il primo passo per non vedere più all’estero spot o trasmissioni televisive in cui l’italiano viene dipinto come un “allegro cafone”, nella migliore delle ipotesi, perché questa è da sempre l’immagine sdoganata fuori dal nostro Paese.

Ma è davvero un’immagine che non ci appartiene?
Francamente mi importa poco di cosa pensino gli atri di noi, sono più interessata a cosa pensiamo noi di noi stessi. E credo che un buon motivo per essere orgogliosi di sé possa essere LA BUONA EDUCAZIONE.